L’assenza di misure necessarie per evitare le emissioni da parte dell’acciaieria Ilva ha avuto effetti molti negativi sulla vita dei dipendenti dello stabilimento e dei residenti della zona di Taranto e, di conseguenza, lo Stato ha violato l’articolo 8 della cedu che assicura il diritto al rispetto della vita privata. L’assenza di rimedi giurisdizionali, che permetta agli individui di ottenere misure di risanamento, produce una violazione del diritto alla tutela giurisdizionale effettiva, con violazioni analoghe a quelle già accertate dalla Corte nel caso Cordella che è ancora oggetto di esame del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa perché l’Italia non ha ancora eseguito la pronuncia della Corte europea. L’Italia si ostina a non intervenire predisponendo misure in grado di tutelare la popolazione inquinata dall’Ilva di Taranto e la cedu continua a garantire giustizia alle vittime con l’accertamento delle violazioni convenzionali.Con quattro sentenze depositate il 5 maggio, la Corte di Strasburgo è tornata (e non sarà l’ultima volta) sulla compromissione dei diritti umani da parte dello Stato italiano a causa della situazione dell’Ilva e ha constatato la violazione dell’articolo 8 della cedu che assicura il diritto al rispetto della vita privata e familiare e dell’articolo 13 che garantisce il diritto alla tutela giurisdizionale effettiva.Da decenni la situazione dell’Ilva e dei gravi effetti provocati dall’inquinamento non trovano soluzione sul piano nazionale e la Corte europea è rimasta l’unico organo giurisdizionale a garantire l’accertamento di gravi violazioni, anche se non è condivisibile la scelta di Strasburgo di ritenere sufficiente l’accertamento della violazione, con la conseguenza che, nella maggior parte dei ricorsi non viene corrisposto l’indennizzo per i danni non patrimoniali subiti dalle vittime della violazione. E questo malgrado la gravissima situazione che fa della zona dell’Ilva di Taranto uno dei luoghi più degradati in Europa occidentale come sottolineato dal Relatore speciale delle Nazioni Unite sull’ambiente sicuro, pulito e sostenibile, David R. Boyd, d’intesa con il Relatore speciale Marcos Orellana sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e lo smaltimento di sostanze e rifiuti pericolosi, nel rapporto presentato il 12 gennaio 2022 al Consiglio per i diritti umani dal titolo «The right to a clean, healthy and sustainable environment: non-toxic environment”.In questo documento è stato evidenziato che la produzione nell’impianto siderurgico Ilva a Taranto ha compromesso la salute dei cittadini e violato i diritti umani per decenni, provocando un grave inquinamento atmosferico, con i residenti che vivono nelle vicinanze dell’impianto i quali “soffrono di malattie respiratorie, cardiache, cancro, disturbi neurologici e mortalità prematura”.